Kyoto, l’antica capitale del Giappone, residenza dell’imperatore per dieci secoli, ospiterà dal 25 al 29 settembre iPRES, la più grande conferenza internazionale sulla conservazione digitale e sulla gestione a lungo termine di contenuti digitali. La sede di tutte le attività saranno gli edifici della International Science Innovation Building della Kyoto University Yoshida-honmachi Sakyo-ku.
iPRES è oggi arrivata alla sua 14^ edizione; la conferenza ha viaggiato per i quattro continenti e ogni città ospite ha avuto il compito di definire e organizzare l’evento con l’assistenza di un gruppo internazionale di esperti. In questi quattordici anni iPRES ha abbracciato una enorme varietà di aspetti che riguardano la conservazione digitale, dalle strategie all’implementazione, dalle iniziative internazionali a quelle delle piccole organizzazioni, sempre con una particolare attenzione all’inclusione nei temi e nella partecipazione. Infatti accanto a un programma ufficiale attentamente disegnato, i partecipanti hanno sempre molte altre opportunità per discutere e confrontarsi con i colleghi provenienti da ogni parte del mondo: la sessione dei poster, meeting, incontri nazionali, eventi sociali.
Ad ogni conferenza iPRES è dedicato un sito web: all’indirizzo https://ipres-conference.org/ si trova l’elenco e i link a tutte le edizione e ai relativi atti. Gli atti sono raccolti nella repository di risorse digitale Phaidra dell’Università di Vienna. Nel sito sono già elencate le prossime due edizioni: Boston 24-28 settembre 2018 e Amsterdam 16-20 settembre 2019.
Tornando all’edizione di quest’anno, il tema prescelto è Keeping Cultural Diversity for the Future in the Digital Space — From Pop Culture to Scholarly Information. Come riusciremo in futuro a mantenere la ricchezza della diversità culturale nel contesto digitale? Come far convivere e mantenere distinte cultura pop e accademica? Intorno a queste domande è stato costruito un programma molto ricco di proposte: interventi lunghi (full) e brevi ( short), poster, panel, tutorial, workshop.
Scorrendo i titoli degli interventi Full e Short attraversiamo un’area vastissima. Si va dal problema dei formati (la nocività del PDF/A per la conservazione, l’affidabilità e la portabilità di piattaforme di emulazione, l’importanza di repository hardware; la conservazione dei codici sorgente dei software) a OAIS (il confronto con la conservazione digitale distribuita; l’Information Package, il mantenimento della interpretabilità attraverso la Provenance Description; nuovi strumenti per la fase di Pre-Ingest), dai domini di settore (Wikidata; la persistenza dei record scientifici; la digital art; i sistemi di archiviazione e conservazione dell’università) a nuove frontiere (la realtà aumentata; l’applicazione di processi della lingua naturale a risorse primarie native digitali).
Molti anche i case history presentati: il sistema di archiviazione e conservazione dell’University of Notre Dame; il repository istituzionale della Bodleian Library; i data di una Unstructured Bibliographic dei libri storici rari giapponesi; il piano di conservazione delle app Ingress e Pokémon GO; gli strumenti JHOVE (sistema open source per identificazione, validazione e caratterizzazione dei formati sviluppato dall’Università di Harvard) e ePADD (pacchetto software per la gestione degli archivi email della Stanford University's Special Collections & University Archives).
L’ultima giornata della conferenza sarà completamente dedicata all’attività pratica e di formazione grazie ai tutorial e ai workshop. Quattro sono i tutorial proposti su: applicazione del processo del linguaggio naturale alle collezioni native digitali; persistent identifiers; PREMIS; gestire contenuti digitali con Fedora. I workshop invece daranno istruzioni pratiche per: ePADD per le email; il digital preservation storage; lavorare con i WARC per il web archiving; costruire un network di infrastrutture nazionali per la conservazione; conservare e garantire l’accesso a collezioni con problemi di consultabilità.
Infine, la discussione corale del panel Operational Pragmatism in Digital Preservation: establishing context-aware minimum viable baselines partirà dal confronto tra i risultati maturi raggiunti dai grandi archivi e biblioteche nazionali occidentali e le difficoltà sui fondamentali della conservazione digitale di organizzazioni e società collocati al di fuori dei contesti della memoria istituzionale così come di quelli non occidentali e dei paesi in via di sviluppo, per elaborare una lista di requisiti e caratteristiche minimi per la digital preservation da modellare sui contesti locali. Da lunedì fino a martedì mattina, in parallelo ai lavori della conferenza, è programmato anche il meeting di METS.
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iPRES 2017
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Iniziativa iPRES Conference