Riprendere un filo interrotto per “uscire dall’oblio”

Il Giorno della Memoria 2023 all’Archivio di Stato di Ferrara: presentazione del “Quaderno dell’Archivio di Stato n. 8”.

Il 2 febbraio, nell’ambito delle iniziative organizzate dal ‘Comitato provinciale 27 gennaio’ è stato presentato l’ottavo Quaderno dell’Archivio di Stato di Ferrara. Il Direttore Davide Guarnieri ha accolto gli altri autori dei testi ovvero il Rabbino Capo della Comunità ebraica di Ferrara Luciano Meir Rav Caro, Laura Graziani Secchieri e gli ospiti, tra i quali il Rabbino Capo della Comunità ebraica di Firenze Enrico Fink, nella ‘Sala Esposti’ di Palazzo Borghi.

“Usciti dall’oblio. La famiglia Fink, Arrigo Tedeschi e Oddone Pesaro nei ricordi e nelle carte d’archivio” è un titolo che inquadra perfettamente il filo conduttore delle del quaderno: riportare la luce su uomini, donne, bambini e bambine di religione ebraica, ferraresi di nascita o comunque residenti nella provincia al momento della deportazione, su cui ancora la storia non aveva fermato la propria attenzione o, se lo aveva già fatto, illuminarle meglio attraverso documentazione archivistica inedita o non ancora utilizzata. Gli autori hanno voluto rompere quei molteplici silenzi di cui parla Rav Caro nella sua introduzione: «il silenzio delle vittime private di tutto; il silenzio dei persecutori che hanno tentato in ogni modo di coprire i propri misfatti; il silenzio di coloro che, quanto meno, avrebbero dovuto e potuto levare una voce di protesta e di denuncia, ma non lo hanno fatto; e, a tutt’oggi, il silenzio di quanti vogliono negare qualsiasi responsabilità per quanto avvenuto. L’abiezione che è stata compiuta o, ancora, spogliare le vittime della loro personalità».

L’incontro e la presentazione del Quaderno, sono anche una tappa fondamentale per poter finalmente ristabilire quei rapporti tra Archivio di Stato di Ferrara e Comunità ebraica cittadina, inopinatamente interrotti, che nel corso di tanti anni di collaborazione avevano permesso di produrre diversi ‘Quaderni’ e, soprattutto, di coinvolgere gli studenti del Liceo Scientifico Roiti in attività di ricerca diretta sui documenti.

Il saggio di Davide Guarnieri intreccia i documenti con i ricordi di famiglia che il padre Guido trasmise a Enrico Fink. La sua famiglia può essere davvero rappresentativa di chissà quante altre famiglie ebraiche che hanno dovuto trascorrere una vita scappando da qualcuno o da qualcosa: il bisnonno Benzion, in fuga con la moglie dai pogrom dell’est Europa, approdò a Gorizia e quindi a Ferrara dove divenne il cantore della Comunità. Le figlie Lina ed Ester arrivarono più tardi, sperando forse di trovare in questa città un rifugio più sicuro dopo l’emanazione delle leggi razziste. Così non fu: la famiglia Fink fu tradita da un italiano, arrestata e deportata. Tra loro c’era anche Bruno Farber: quando fu ucciso, al suo arrivo ad Auschwitz, aveva 3 mesi e 19 giorni. Per ricordarlo, il Direttore ha anticipato alle autorità del Comune di Ferrara presenti, la volontà di inviare quanto prima una formale richiesta affinché un asilo porti il nome di Bruno.

Laura Graziani-Secchieri si occupa invece di due figure i cui nomi non sono presenti nella lapide posta a lato della porta delle Sinagoghe di via Mazzini 95, dove si ricordano i nomi di chi non fece più ritorno dalla deportazione. Già soltanto questo particolare rende ancor più evidente quanto ci sia ancora da far emergere dall’oblio della memoria. Arrigo Tedeschi, ferrarese di nascita, viveva a Roma. Era un aviere e dopo l’emanazione delle leggi razziste a pochi giorni dall’entrata in guerra dell’Italia, scrisse una lettera al Ministro della Regia Aeronautica chiedendo di essere reintegrato «nel momento in cui tutta l’Italia è in piedi, per il completamento delle proprie aspirazioni». Non seguì alcuna risposta. Rastrellato il 16 ottobre 1943, venne deportato ad Auschwitz con il convoglio n. 02 che, transitando per Ferrara, sostò brevemente in stazione. Tedeschi riuscì a lanciare un biglietto che fu raccolto e consegnato alla Croce Rossa. A suo ricordo è stata collocata una pietra d’inciampo davanti alla porta della sua casa romana di via Po 42.
Le poche notizie su Oddone Pesaro sono state invece ricavate dalla richiesta di discriminazione dell’ottantottenne padre Aldo, domanda che fu accolta, al contrario di quanto accadde per i figli Ciro e Oddone. Su di lui non esistono altre informazioni: sposato con Olga, arrestato il 30 novembre 1943 fu rinchiuso nel carcere di Como e quindi trasferito a Fossoli di Carpi (Modena), nel campo di transito da cui partivano i convogli ferroviari verso il Brennero e da lì verso i lager nazisti. Oddone lasciò l’Italia il 22 febbraio 1944 con il convoglio n. 08; fu ucciso quattro giorni dopo ad Auschwitz.

Riprendendo una tradizione che si era ormai da tempo consolidata, al termine dell’incontro, svoltosi in una sala completamente esaurita nei posti disponibili, il direttore ha consegnato al Rabbino Rav Caro ed al Presidente della Comunita ebraica di Firenze Enrico Fink, un fermacarte appositamente inciso con una frase di dedica a suggello dell’amicizia con l’Archivio di Stato di Ferrara.

Si ricorda infine che la copia del quaderno in formato pdf può essere richiesta scrivendo a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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