L’Epistolario di Ernesto Ragionieri sul portale Archivi Storici Toscani in Internet (AST). Alcune riflessioni in margine

È stato recentemente pubblicato sul portale Archivi Storici Toscani in Internet (AST) L'Epistolario di Ernesto Ragionieri. Inventario, un inventario analitico a cura di Francesca Capetta. In realtà si tratta di una ripubblicazione: il volume L’epistolario di Ernesto Ragionieri. Inventario a cura di Francesca Capetta era infatti uscito nella Collana Cultura e Memoria, curata dalla Provincia di Firenze, con l’editore Olschki nel 2004. Non è neppure una nuova versione, o una riedizione, ma la trasposizione in formato digitale dell’inventario a stampa.


Il progetto AST si occupa infatti di recuperare in formato digitale gli inventari già editi attraverso un processo di marcatura XLM della versione digitale del testo. Il lavoro di marcatura restituisce all’utente due diversi prodotti con la possibilità di navigare sia all’interno dello stesso inventario, che all’interno dei complessi archivistici con la loro struttura gerarchica. La navigazione all’interno della struttura dei dati dell’inventario consente mediante link di collegarsi alle schede relative ai soggetti produttori e ai soggetti conservatori (http://ast.sns.it). Il progetto AST è nato per il recupero degli inventari degli archivi storici comunali toscani, attualmente si contano novantasei inventari di archivi storici comunali oltre agli inventari degli archivi della Giunta regionale toscana e dell'archivio della Curia diocesana di Prato.

L’inserimento di un epistolario rappresenta quindi una novità assoluta e mette alla prova le capacità di resa dell’informazione del portale AST e la sua capacità di adattarsi ai diversi tipi di archivio. Ma la trasposizione in formato digitale navigabile mette alla prova anche il lavoro già fatto dall’archivista e le scelte operate per la versione a stampa.
Per lungo tempo gli archivisti sono stati costretti a fare lo slalom tra i software di descrizione archivistica e le necessità di confezionamento di inventari per la stampa, in forma più o meno canonizzata. Durante il lavoro di descrizione vengono immessi nei programmi di descrizione archivistica una gran quantità di dati, non normalizzati perché riportati così come presenti nelle descrizioni o nei titoli delle unità archivistiche, a meno che non siano immessi anche in forma controllata in campi specifici, destinati alla creazione di authority file o alla predisposizione di specifici indici. Ma anche quando i software sono ben costruiti, e consentono la creazione di authority file ben strutturati, non sempre soddisfano le esigenze particolari (e le scelte dell’archivista) che ogni archivio pone. Questo anche perché spesso è alla fine del lavoro di schedatura e riordino, con una conoscenza approfondita dell’archivio esaminato, che l’archivista può immaginare percorsi di ricerca utili e quindi predisporre indici specifici. Per questo, quando si arriva alla stampa dell’inventario, la creazione di questi indici particolari può essere difficile da realizzare anche se spesso sono proprio questi indici a costituire il valore aggiunto dell’inventario, perché consentono modalità di accesso ulteriori rispetto alla consultazione “sequenziale” dell’inventario.

Il caso dell’epistolario Ragionieri illustra bene questa difficoltà di passare dai dati descrittivi del software alla creazione di indici a stampa, inoltre dall’analisi della sua pubblicazione su AST ricaviamo delle utili indicazioni sulle potenzialità e le problematiche di creazione o navigazione di indici nelle versioni web degli inventari.
Per la stampa Francesca Capetta ha realizzato 5 diversi indici: 1. Indice dei fascicoli dei corrispondenti; 2. Indice degli estensori di lettere e degli autori degli allegati; 3. Indice dei destinatari; 4. Spoglio dei nomi di persona citati nelle lettere; 5. Spoglio dei nomi di enti e case editrici citate nelle lettere. Questi indici da un lato sopperiscono ad una scelta editoriale che non ha compreso nel testo dell’inventario l’indicazione del fascicolo del corrispondente e i suoi estremi cronologici (Indice 1); dall’altro consentono la ricerca portando immediatamente all’occorrenza cercata, in particolare gli indici degli estensori di lettere, degli autori degli allegati e dei destinatari (Indici 2 e 3). Infine forniscono dei veri e propri percorsi ulteriori di studio perché, in mancanza di regesti per ogni lettera, con lo spoglio dei nomi di persona e dei nomi di enti e case editrici citati nelle lettere (Indici 4 e 5) si possono avere interessanti informazioni, ad esempio che molto si parlava di Eugenio Garin, pur non essendo questi in corrispondenza diretta con Ragionieri né autore di documenti allegati alle lettere scritte o ricevute da Ragionieri. Un indice unico dei nomi sarebbe forse stato più agevole per l’utente, specie nei casi in cui uno stesso autore è esistente in più indici. La presenza di quattro indici distinti può complicare a volte la ricerca, ma può dare sicuramente ulteriori notizie, che non sarebbero rilevabili immediatamente da un unico indice, ad esempio possiamo sapere che Enrico Berlinguer non è corrispondente di Ragionieri ma di lui si parla molto, e di lui si allegano documenti.
Nel data base di provenienza queste stesse informazioni avrebbero potuto essere ricavate da un’unica ricerca solo se gli indici della versione cartacea fossero stati creati da distinti campi di immissione dati, oppure se nel campo degli authority file tutti i nominativi fossero stati sempre valorizzati (es. estensore, autore allegato, ecc.). Spesso non è così, ad esempio il nome dell’autore di un allegato di solito non ha un campo specifico ma è indicato nel campo della descrizione. Nella versione a stampa si perde la dinamicità della ricerca diretta all’interno di una banca dati ma, pur nella loro staticità, gli indici forniscono informazioni facilmente intellegibili. Per fare un esempio la ricerca di un nome nel data base utilizzato per la descrizione archivistica può non definire subito se si tratta di un corrispondente del carteggio o citato nel testo della lettera (dati probabilmente presenti nello stesso campo) mentre la presenza di indici diversificati consente di poter fare questa distinzione.

Ci si aspetterebbe che nella versione AST queste due potenzialità, quella del data base di partenza e quella della versione a stampa, venissero integrate, ma questo avviene solo parzialmente. Ho fatto una prova con il nome “Furio Diaz”, che nella versione a stampa compare sia tra i destinatari (indice 3) che tra le persone citate nelle lettere (indice 4) ma non tra i corrispondenti. In AST posso arrivare all’occorrenza ma solo dopo diversi passaggi e un po’ di fantasia: infatti la ricerca rimanda all’inventario nel suo complesso, da lì devo andare ad aprire le diverse partizioni di cui è composto, per trovare finalmente il nominativo evidenziato.
Ho fatto un’ulteriore ricerca con “Paolo Alatri” che nella versione a stampa è un corrispondente e compare quindi sia nell’Indice 1 (Fascicoli dei corrispondenti) che nell’Indice 2 (Estensori). In AST la ricerca porta immediatamente ai complessi archivistici che contengono la parola ma, anche in questo caso, il risultato non è sempre istantaneo: è significativo solo se il nome è nella denominazione del complesso archivistico (la serie, in questo caso) se invece è presente nella descrizione, es. dell’unità archivistica, si devono sfogliare i vari livelli per arrivarci. Però quando arrivo al termine questo è ben evidenziato e non è necessario scorrere tutta la descrizione che lo contiene per trovarlo, come invece si dovrebbe fare nel cartaceo che rimanda all’unità archivistica.
Forse si sarebbe potuto ovviare a questo percorso ad ostacoli indicizzando/marcando anche i nominativi presenti nei diversi indici dell’inventario (riportati invece solo nella forma testuale) e non solo quelli presenti nel complesso documentario. Come suggerimento generale per le funzionalità di ricerca di AST (a mio parere la parte che necessita di maggiori aggiustamenti) sarebbe utile poter arrivare immediatamente al record con la parola/nome cercato e da lì visualizzare/inquadrare il livello a cui si trova nella struttura dell’archivio e non viceversa, come avviene attualmente. Questo consentirebbe anche di risalire, poi, a eventuali altri fondi che comprendessero registrazioni con lo stesso nome.

Per quanto riguarda la resa dell’Epistolario Ragionieri possiamo notare, da un lato, che il lavoro di marcatura sul complesso documentario facilita la lettura rispetto a quanto presente nella versione a stampa, la arricchisce anche perché dà immediata visione del fascicolo a lui intestato ai corrispondenti e dei suoi estremi cronologici, rendendo di fatto superfluo l’indice dei fascicoli dei corrispondenti presente nella versione cartacea (Indice 1). Invece nel caso degli altri indici presenti nella versione edita, e così riportati in quella digitale ma non sottoposti al lavoro di marcatura, la consultazione sul volume cartaceo è sicuramente più agevole.
Insomma il passaggio dal data base di un software di descrizione archivistica alla versione a stampa, alla marcatura di questa per la versione web, fa perdere alcuni informazioni e può agevolare la costruzione di altre: la versione web consente una navigabilità e una visualizzazione immediata del contenuto del fondo che arricchisce senz’altro la versione a stampa, ma rispetto a questa la ricerca per nomi è più complicata. Alla base, bisogna ricordarlo, c’è sempre l’accuratezza e la sensibilità dell’archivista nella fase di schedatura e descrizione, la sua conoscenza del fondo che si approfondisce con il lavoro e che fa sorgere l’idea di indici utili e calibrati proprio su quel fondo. Questo anche nei casi abbastanza omogenei degli epistolari, in questo caso ad esempio Francesca Capetta ha portato l’attenzione alle case editrici e agli enti, e basta scorrere questo indice per capire le istituzioni, i centri culturali, i partiti, le case editrici che ruotavano intorno agli interessi e all’attività di Ernesto Ragionieri; forse poteva essere utile indicare anche il nome delle riviste o dei quotidiani, fra tutti «l’Unità», citate nel carteggio, a cui lo storico aveva collaborato o che aveva consultato.
Per le nostre esigenze di archivisti sarebbe necessario avere programmi di descrizione archivistica dinamici, modulabili al bisogno, anche in fasi diverse, che diano già l’immagine, e meglio ancora le potenzialità, della ricerca in rete e che ci consentano di produrre anche versioni per la stampa. E vorremmo anche la possibilità (degli standard?) di far dialogare tra loro i diversi portali che ormai contengono tanti fondi archivistici, tanti inventari: quando ci arriveremo? Nel nostro caso le informazioni sull’Epistolario, e quelle sull’Archivio Ragionieri di cui fa parte, conservato presso la Biblioteca di Sesto Fiorentino (Firenze), sono presenti anche su SIUSA, e sarebbe utile avere almeno un link tra SIUSA e AST, e viceversa.

 

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