L’inventario dei processi della Corte di Assise straordinaria di Milano ai collaborazionisti della Repubblica Sociale Italiana #25aprile

All’indomani della Liberazione, per far fronte alla spinosa questione della punizione dei reati di collaborazionismo si diede vita a un organo di giustizia speciale, le Corti straordinarie d'assise, poi Sezioni speciali delle Corti d'assise, attive fino al dicembre 1947. L'attività di tali corti è al centro dell'attenzione di rilevanti progetti in tutto il territorio nazionale, sia da parte della rete degli Istituti storici della resistenza che di numerosi Archivi di Stato.

A Milano, la Corte di Assise straordinaria – poi Sezione Speciale della Corte di Assise di Milano –, avviò 1.001 procedimenti e pronunciò 885 sentenze, dal 23 maggio 1945 al 29 dicembre 1947, nei confronti di centinaia di persone denunciate alle autorità con l’accusa di aver collaborato a vario titolo con il passato Regime, prevalentemente nel periodo compreso tra il 10 settembre 1943 e il 25 aprile 1945. Come è noto in quel periodo Milano, la città ritenuta più importante dal punto di vista economico e politico di tutta l'Italia occupata, faceva parte, con tutto il nord, della Repubblica Sociale Italiana istituita da Mussolini il 23 settembre 1943 con il sostegno dei Tedeschi.

In base alla legge rientrarono tra i collaborazionisti i maggiori esponenti politici della RSI, i giudici militari e dei tribunali speciali, i direttori e i giornalisti dei giornali politici, inoltre i membri degli Uffici politici (come l’Ufficio politico investigativo milanese diretto da Ferdinando Bossi) e delle varie bande, brigate e polizie speciali (come la Banda Finizio, il Reparto speciale di Polizia intitolato a Pietro Koch, la Legione autonoma Ettore Muti, il Reparto di Polizia Caruso, ecc.), militari dei vari Corpi, dirigenti e funzionari pubblici (tra i quali questori e capi della provincia), agenti carcerari, propagandisti, spie e confidenti, ecc. Alcuni procedimenti riguardarono, inoltre, uno degli episodi che colpì maggiormente l’opinione pubblica, la fucilazione di quindici detenuti in piazzale Loreto il 10 agosto 1944, per il quale furono giudicati il capo della provincia e il questore in carica, il comandante e alcuni componenti della Brigata Nera Gruppo Oberdan, di guardia sul luogo dell’esecuzione.

L’operato della Corte milanese fu influenzato significativamente dall’entrata in vigore - il 22 giugno 1946 - del decreto detto “amnistia Togliatti”, proposto dal ministro di Grazia e giustizia Palmiro Togliatti, in virtù del quale la maggior parte degli imputati, nonostante le iniziali severe condanne, tornò libera nel giro di pochi anni. Le poche eccezioni riguardano alcune personalità di rilievo del Regime, come il ministro dell’Interno della RSI Guido Buffarini Guidi, condannato alla pena di morte e giustiziato il 10 luglio 1945, e Giovanni Folchi, capitano dell’Aeronautica della Repubblica Sociale Italiana, condannato a morte e fucilato.
Gli atti prodotti dalla Corte di Assise straordinaria milanese riguardano anche persone comuni, civili e militari, accusate del reato di collaborazionismo, anch’esse in larga parte liberate nel giro di poco tempo.

Nessun processo fu, invece, celebrato dal tribunale milanese nei confronti di Emil Saevecke e Walter Rauff, comandanti del quartier generale tedesco presso l’hotel Regina, che, prima di lasciare Milano, fecero distruggere le carte relative al loro operato durante i diciannove mesi di occupazione e alle loro responsabilità nella gestione dell’ordine pubblico a Milano. Solo molti anni dopo, il ritrovamento del cosiddetto “Armadio della vergogna” nella sede della Procura generale militare ha permesso di processare il capitano Saevecke per alcuni episodi, tra i quali l’eccidio di piazzale Loreto, e di condannarlo, nel 1999, all’ergastolo, pena per altro mai scontata.

L’Archivio della Corte milanese, versato all’Archivio di Stato di Milano dalla Corte di Appello nel 1998 e, per i fascicoli di esecuzione delle sentenze, nel 2010 dalla Procura, si presenta oggi interamente ricostituito, grazie al ricongiungimento del procedimento al Reparto speciale di polizia Pietro Koch (precedentemente considerato un fondo a sé) e inventariato.
Un seminario, organizzato nell’ambito delle Conferenze del mercoledì della Scuola di archivistica, paleografia e diplomatica dell’Archivio di Stato di Milano, ha presentato pubblicamente l’inventario del fondo, pubblicato per l’occasione sul sito istituzionale.
Nello strumento di ricerca, illustrato da Carmela Santoro, il fondo e le singole serie che lo compongono (Registri, Fascicoli processuali, Sentenze e Fascicoli di esecuzione delle sentenze), sono descritti secondo il modello proposto dallo standard internazionale ISAD (G), mentre le unità (singole sentenze e fascicoli) sono inventariate indicando gli elementi essenziali della descrizione archivistica, nel rispetto della normativa sulla privacy e sulla consultabilità della documentazione contemporanea.

Nel corso del seminario sono interventi anche Samuele Tieghi, dottore di ricerca in storia contemporanea e studioso di fonti sul fascismo e sulla RSI in particolare, e Alfonso Airaghi, utente dell’Archivio di Stato di Milano, autore della prima schedatura delle sentenze, confluita nell’Inventario; i due studiosi hanno ricostruito il periodo al quale la documentazione si riferisce, evidenziandone le potenzialità per la ricerca storica.
Francesco Cattaneo, a lungo responsabile dell’Archivio storico civico di Lodi e ideatore di un laboratorio per la ricerca storica, ha invece puntato l’attenzione sulla possibilità di far emergere, attraverso le carte delle Corti di Assise straordinarie, le “storie perdute”, ovvero gli episodi “minori” e “periferici” della Seconda guerra mondiale e dell'immediato dopoguerra.
Infine Leonardo Leo, già direttore dell’Archivio di Stato di Brescia, ha illustrato le caratteristiche e il contenuto dell’Archivio della Corte di Assise straordinaria bresciana.
In conclusione sono state mostrate alcune foto, contenute nel fascicolo processuale della Corte milanese relativo all’attore Mario Ciotola (alias Mario Mazza), nelle quali l’imputato è ritratto insieme ad attori famosi, quali Gino Cervi, Paolo Stoppa, e un allora sconosciuto Alberto Sordi.

 

Per saperne di più
Canale Youtube dell’ASMI
Il seminario
L’inventario dei processi della CAS ai collaborazionisti della RSI
La locandina del seminario

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