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La giurisdizione erariale dei tribunali civili della Camera apostolica nell’età della Restaurazione (1816-1831)

Il carcere, la tortura giudiziaria, la pena di morte, per le loro gravi conseguenze sulla libertà e la dignità delle persone, sono temi che suscitano di per sé grande interesse non solo in vari ambiti disciplinari, ma anche in ampi strati della società civile.

Se poi si pensa a quella che è stata la realtà della giustizia penale dello Stato pontificio, ben nota per il particolare rigore delle misure restrittive, anche l’attività meno conosciuta dei tribunali civili diviene motivo di profonda curiosità e attenzione.

I processi relativi agli interessi erariali della Camera apostolica, organismo di antichissima origine preposto all’amministrazione finanziaria e giudiziaria della Curia Romana, divengono l’immagine più fedele della Roma del tempo, specie nel periodo della Restaurazione, all’indomani del ritorno di Pio VII e del ripristino della sovranità temporale dei papi. Cause ricchissime d’informazioni che aiutano ad avere una visione più ampia e approfondita dello spirito che ne animò il contesto politico, istituzionale, fiscale e sociale; un contesto di riforme e controriforme, permeato dalla percezione dell’inadeguatezza del passato e dall’urgente necessità di modernizzare l’ormai vecchio e farraginoso sistema amministrativo e giudiziario.

È possibile imbattersi, tra registri e faldoni di carte sciolte, in una miriade di atti giuridici mai consultati, sotto forma di citazioni, comparse, produzioni, testimonianze, proteste, decreti o sentenze. Cardinali e vescovi preposti al controllo e alla giustizia con tutto il cerimoniale che si ripete a ogni nuova udienza, ma anche notai con il loro seguito di sostituti e novizi, cursori costretti a spostarsi da un luogo all’altro, procuratori e avvocati che assistono le parti in giudizio. Vi sono documentate storie di uomini e donne i cui umili vissuti, per lo più passati indifferenti alla storia, ci restituiscono uno spaccato di vita del tempo; storie di vita ordinaria e quotidiana che, curiosamente, s’intrecciano con esponenti dell’alta nobiltà – personaggi ad esempio come Luciano Bonaparte, Francesco Barberini, Andrea Doria Pamphili, Agostino Colonna, Giovanni Torlonia –, ma anche personaggi di conclamata fama – come Giuseppe Valadier o Francesco Bernini –, spesso svelando particolari e indiscrezioni sulla sfera familiare e patrimoniale di non facile reperimento altrove. Dai luoghi di residenza delle parti e dall’ubicazione di botteghe, osterie e forni si ricostruisce un panorama delle vie cittadine e delle campagne dell’Agro romano oggi scomparso, essendo cambiata l’urbanistica della città e la toponomastica di alcuni luoghi. Altrettanto interessanti i dati sui corsi dei fiumi, lungo i quali erano dislocate le mole soprattutto per la macina del grano, del granturco e del sale, oppure sugli episodi di deviazione delle acque Paola e Mariana.

Spaccati dunque di un mondo vitale che ruota da un lato intorno ai giudici, all’importanza della loro funzione e al delicato rapporto che li lega alle istituzioni, e dall’altro alla società nelle sue diverse e molteplici sfaccettature: riconoscimenti di diritti spettanti a padri di famiglia per i dodici figli, alle vedove alle prese con i debiti dei defunti mariti, ai minorenni rappresentati dai curatori che ne difendono il patrimonio, agli ebrei del Ghetto di Roma agenti a titolo personale o quali rappresentanti della loro comunità, agli appaltatori e subappaltatori gravati da pagamenti di dazi sui generi di prima necessità, ai gonfalonieri per le questioni relative ai beni ex-comunitativi.

È quanto emerge dal denso e lungo lavoro di ricerca sull’assetto giudiziario civile-fiscale della Camera apostolica dal 1816 al 1831, in cui lo studio istituzionale e archivistico è accompagnato dagli inventari analitici delle singole magistrature: i tribunali dell’Uditore del camerlengo e dell’Uditore del tesoriere, il Tribunale collegiale camerale, il Tribunale della piena Camera in figura di segnatura, appello e terzo grado, il Tribunale del decano e sottodecano, e quello della piena Camera per la revisione dei conti, il Tribunale del prefetto dell’annona e della deputazione annonaria. Di queste magistrature ora si conoscono le competenze, le normative, la struttura, il funzionamento e talvolta anche il malfunzionamento, a partire dalle scritture da loro prodotte.

Il punto di partenza è il noto motu proprio di Pio VII di riforma dell’amministrazione pubblica e dei tribunali di giurisdizione pontificia del 6 luglio 1816, che prende le mosse ideali dalla Post diuturnas del 30 ottobre 1800 (entrambi i documenti fortemente voluti dal cardinale Ercole Consalvi, motore del riformismo del primo Ottocento), per poi passare al codice di procedura civile (22 novembre 1817, entrato in vigore nel gennaio 1818) e alle riforme di Leone XII del 5 ottobre 1824 e 21 dicembre 1828, fino a giungere al fatidico anno 1831 che, con l’elezione di Gregorio XVI, segna l’avvio di una nuova fase della giustizia civile-fiscale.

Il risultato è un cofanetto di sei volumi per sette tomi, recentemente pubblicato dalla Direzione generale Archivi nella collana Pubblicazioni degli Archivi di Stato. Strumenti. Il primo volume funge da premessa di carattere storico-istituzionale e archivistica all’intero piano dell'opera, e i rimanenti cinque sono costituiti dagli inventari analitici dei fondi delle istituzioni esaminate, per un totale di oltre 4.000 pagine. I volumi sono poi arricchiti da appendici, inserti fotografici con le riproduzioni delle principali tipologie documentarie, tavole che riproducono visivamente l'intera struttura dei tribunali e dei rispettivi archivi e, non ultimo, un prospetto degli uffici e degli ufficiali della Curia Romana.

L’opera aggiunge una nuova e consistente tessera alla storia spinosa e intricata della Camera apostolica e, soprattutto, apre per la prima volta alla consultabilità degli studiosi ben sette fondi archivistici conservati presso l'Archivio di Stato di Roma, sino a oggi inaccessibili per via della peculiare tipologia delle scritture e preziosissime non solo, come si è visto, per gli studi storico-giuridici sul periodo della Restaurazione, ma anche per ricerche di genere, geografico-politiche, economiche e sociali. Una testimonianza del lento ma progressivo processo di modernizzazione dello Stato pontificio, continuamente alle prese con la scarsità di risorse finanziarie e con l’inadeguatezza delle strutture, in cui i continui contatti politici e commerciali tra le diverse realtà territoriali ricoprono un ruolo fondamentale.

Per saperne di più

Scarica il volume dalla Biblioteca digitale della DGA:
Maria Carmela De Marino, La giurisdizione erariale dei tribunali civili della Camera apostolica nell’età della Restaurazione (1816-1831). Prefazione di Roberto Regoli. Consulenza scientifica e contributi di Maria Antonietta Quesada, Roma 2020 (Strumenti CCXXV)

- I. La giurisdizione erariale dei tribunali civili della Camera apostolica nell’età della Restaurazione. Istituzioni e archivi (1816-1831);
- II. L’archivio del Tribunale dell’uditore del camerlengo. Inventario (1818-1831);
- III. L’archivio del Tribunale dell’uditore del tesoriere (1818-1831). Inventario, tomi 2, III a, III b;
- IV. L’archivio del Tribunale collegiale camerale (1818-1824). Inventario;
- V. L’archivio del Tribunale della piena Camera in figura di segnatura, appello e terzo grado con il Tribunale del decano e sottodecano (1818-1831). L’archivio del Tribunale della piena Camera per la revisione dei conti (1816-1828). Inventari;
- VI. L’archivio del Tribunale dell’annona: prefetto e deputazione (1818-1824). Inventario

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